La chiesa di San Martino (Livo) è ricordata in documenti a partire dal 1209. La chiesa attuale è del 1549, quando fu aggiunto il nuovo presbiterio e fu rifatto il soffitto a volta a crociera, con successivi rifacimenti nel 1670 quando fu aggiunta una campata e la nuova facciata e nel 1850 quando fu aggiunta la nuova sacrestia.
Il campanile è a pianta quadrata con finestre ad arco e tetto a due spioventi.
La facciata è a capanna con un portale in pietra sormontato da un timpano e finestra a mezzaluna, con una croce dipinta su cui si legge la data 1670.
Il prospetto meridionale presenta cinque contrafforti in pietra rossa e portalino architravato seicentesco in pietra grigia.
Il prospetto settentrionale conserva un solo contrafforte, tracce dell'antica sacrestia (la nuova sacrestia fu aggiunta alla chiesa nel 1850)
Ai lati e sopra il portalino sono stati messi in luce, durante gli ultimo restauri, quattro riquadri affrescati: da sinistra San Antonio Abate e San Rocco (? Mancano gli attributi tipici, il cane, l'angelo, l'abito da pellegrino), San Cristoforo, San Martino a cavallo, San Giacomo (vestito da pellegrino) e San Filippo.
I riquadri a sinistra furono probabilmente coperti già nel 1670 (durante i lavori di rifacimento della facciata e l'aggiunta della parte nuova), i rimanenti nel 1850 quando fu aggiunta la nuova sacrestia.
Il portalino fu aggiunto nel 1670, distruggendo in parte l'affresco di San Cristoforo, ed è probabilmente costituito dalla parti lapidee provenienti dal portale d-ingresso principale prima della demolizione della facciata.
l'affresco di San Martino è una doppia figura, infatti si vedono le spalle ed il mantello di una seconda figura sovrapposta alla prima; fu probabilmente rifatta in corso d-opera in quanto non era proporzionata con il cavallo.
Nel 1549 fu rifatto il presbiterio e furono aggiunte le volte. Per inserire il nuovo arco santo e le volte, furono rotti gli affreschi di quello più antico; si può infatti notare il limite superiore al di sopra dell'Annunciazione. Prima del XVI secolo la chiesa aveva un soffitto ligneo ed un-abside semicircolare, evidenziato dalle analisi archeologiche (l'attuale abside poligonale è infatti del tardo cinquecento).
Nel 1670 fu aggiunta una nuova campata alla chiesa, distruggendo la facciata, si possono notare le colonnine tagliate a livello del portalino meridionale.
Nel 1950 fu riabbassato il pavimento del presbiterio e sostituiti i gradini, venne cosଠmesso in luce il gradino d-ingresso al campanile che è in realtà un architrave rovesciato, si intravede infatti un-incisione (forse la data 1620)
Gli affreschi nella volta dell'abside sono datati 1638 (la data si vede nel cartiglio al di sopra del Creator Mundi) e raffigurano gli Evangelisti, le Insegne dei dottori della chiesa e la Santissima Trinità .
Sulle pareti laterali sono affrescati dei -finti dipinti, l'Ultima cena a destra e l'Entrata in Gerusalemme a sinistra.
Questi riquadri proseguivano sulle pareti della navata, infatti dietro l'altare di sinistra rimangono tracce della Crocifissione, e parzialmente è visibile la Caduta.
Gli affreschi più antichi sono una Santa Lucia e La Madonna del Latte sulla parete meridionale della navata, opere tardo quattrocentesche, forse di un pittore di formazione nordica (ambito tedesco).
Al di sopra si intravedono un San Rocco e un San Filippo (opere più tarde forse riferibili ai lavori di ristrutturazione del 1670).
Ai lati dell'arco santo erano raffigurati la madonna annunciata a destra e l'Angelo a sinistra. Rimangono scarse tracce.
In basso a destra è raffigurato un San Sebastiano, al di sopra vi è una curiosa raffigurazione di un gatto dietro una grata. Il gatto in questo caso potrebbe alludere al peccato (ed alla lussuria) esiliato da quotidiano ma sempre presente, in agguato. In un-altra accezione potrebbe essere un attributo della Vergine Maria, poichà© un-antica leggenda narra che una gatta partorଠi suoi cuccioli la notte di Natale.
A sinistra vi era un altro santo (non identificato), durante i restauri si poteva vedere la testa con una palma, simbolo del martirio.
l'attribuzione ai Baschenis cosଠcome la data del 1480 non sono supportati da dati certi, l'uso del punzone per le aureole (tipico nei Baschenis) ha fatto propendere per questa ipotesi ma le caratteristiche iconografiche non sembrano riconducibili ai Baschenis.
l'altare più antico è quello appeso parete nord della navata; è probabilmente riconducibile agli inizi del XVII secolo infatti la predella è datata 1618.
l'altare maggiore di Livo si può attribuire alla bottega dei Bezzi, attivi in zona a Preghena e Rumo nel corso del XVII secolo.
Da notare sono le due statue ai lati del tabernacolo, di mano diversa, databili tra XVI e XVII secolo (forse di una bottega altoatesina?)
Il tabernacolo fu portato nel 1950 dalla chiesa di Ronco in Val di Sole.
l'altare laterale di sinistra è invece opera di Johann Jakob Poder jr del XVIII secolo.
La chiesa era dotata di un Fluegelaltar, di cui rimangono due pannelli custoditi a Trento (Museo Diocesano Tridentino).
I bassorilievi in legno di questo altare erano appesi alle pareti del coro fino agli anni 30, facevano parte delle quattro scene che componevano le portelle interne dell'altare e rappresentavano due scene della Vita di Maria: la visitazione e la Presentazione di Gesù al Tempio.
Rasmo li attribuiva dapprima ad un allievo di Joseph Arzt successivamente li attribuଠad un allievo del Lederer (che nel 1520 aveva una bottega a Bolzano) vicino alla cerchia di Sylvester Muller.
Gli studiosi propendono per un allievo del Lederer, con bottega propria ma incline a collaborare con altri maestri. I rilievi di Livo si dovrebbero perciò datare tra il 1510 e 20.
Nel presbiterio sono visibili due angeli cerofori (tardo settecenteschi).
Nella parte nuova della chiesa si nota un confessionale sormontato da un-edicola entro la quale si trova un gruppo scultoreo in legno, raffigurante San Martino, opera novecentesca di Carlo Pancheri.
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